home |
eventi |
pittura |
├ opere |
├ esposizioni |
├ ▲ recensione successiva |
├ ◄ torna a tutte le recensioni |
└ ▼ recensione precedente |
gnomonica |
complementi |
pubblicazioni |
info |
it en fr |
ALLORCHÉ SE NE CONOSCE L’AUTORE... Un’opera artistica è vista, ammirata, perfino goduta, osservandola per quello che è: un oggetto capace di sprigionare emozioni, suggestioni, stimoli. Ciascuno risente dell’empatia che essa produce in base alla propria sensibilità, alla cultura individuale, al gusto soggettivo. La crisi di certa arte odierna, soprattutto se lontana dai circuiti commerciali, non a caso risente di un progressivo e sempre più diffuso decadimento di questi fattori, sia a livello dei singoli sia collettivo. Personalmente trovo che un’opera d’arte sappia arricchire ancor più chi vi si accosta allorché se ne conosce l’autore. Non è una condizione necessaria, certo, ma un valore aggiunto, perché il vissuto, il pensiero e le scelte di vita di chi ha concepito e prodotto l’opera vi conferiscono un tratto peculiare. Dopotutto in questo sta la differenza tra la creazione personale e la produzione seriale: l’unicità e l’inimitabilità dell’essenza vera. In questo specifico caso mi viene spontaneo evidenziare quanto l’artista abbia plagiato il lavoro con la propria anima. Un plagio benevolo del quale l’esserne consapevoli ci consente di leggerne le scelte con un occhio di riguardo, un po’ come l’avvicinare una lente d’ingrandimento su una mappa permette di cogliere particolari altrimenti sfuggenti. Il passato da gnomonista ha fatto la sua parte: a forza di dipingere orologi solari, di restaurare motti allusivi al trascorre del tempo, di elaborare meridiane che segnano il passaggio ciclico dalla luce al buio e il successivo ritorno della prima, l’artista ha elaborato dentro di sé l’importanza del divenire, del ricambio perpetuo delle forme e della realtà. Ciò gli ha permesso di rinnovare la sua personale inclinazione al processo creativo, abbracciando e rielaborando una tecnica capace di assimilare il vissuto pittorico con l’espressione letteraria. Raffigurazione simbolica e parole si sono unite, proprio come luce e ombra concorrono a segnare il trascorrere delle ore: così l’arte si fa narrazione, mentre la suggestione meditativa si ammanta di forme e di colore. D’altronde è altresì l’attestazione di quanto il tracciato biografico del monaco zen si sia incarnato nella realtà tangibile: la conoscenza dello spirito incanalata nelle pennellate dello sfondo, come i tratti precisi e curati delle lettere assurgono, a loro volta, a trasposizione del pensiero orientale. Il complesso delle opere, il riferimento a I KING - archetipo del mutamento -, le meditazioni nel loro insieme, sono un invito alla riflessione. Ma la loro natura, soltanto all’apparenza vincolata da un tracciato unitario, si mantiene tale con la forza della singola parola e del singolo quadro, proprio in virtù dell’amplesso tra arte e spirito. Ecco dunque che la complessità del lavoro artistico d’insieme si fa semplicità di riflessione, pure in ciascuno dei pannelli: un’arte capace di frazionarsi perché completa di significato, come il valore di ciascun individuo può ritenersi tale in virtù della compartecipazione esistenziale con l’umanità tutta. Luca Bedino |
luca bedino 18-11-2015 catalogo dell'esposizione SHODOKA |