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Grand fau, the great beech





The cobbled pavement













The geodesic sphere


















The installation





Speech about the Sky, the Evening Star and Art



10 agosto 2019, Rocca Stella.

"GRAND FAU", IL GRANDE FAGGIO, è un'opera a quattro mani.
Astrid Fremin, scultrice in pietra, ed io, pittore e gnomonista, collaboriamo da alcuni anni in un ambito creativo che esula dalle nostre specifiche competenze: assieme facciamo performance, installazioni e land art.

Per esempio recentemente abbiamo realizzato una installazione intitolata GIARDINO ZEN, un'opera d'arte contemporanea occidentale ispirata alla antica tradizione giapponese dei karesansui, i "giardini secchi". L'occasione è stata una mostra della calligrafa giapponese Kazuko Hiraoka presso la Galleria il Fondaco di Bra, e l'idea dell'installazione della gallerista Silvana Peira. Silvana, sapendo che sono un monaco zen, ha pensato che un monaco zen è per forza un esperto di giardini zen... Non è proprio così. Ma una cosa è vera: un monaco zen è familiare con lo spirito di fondo che non solo ha ispirato i giardini zen, ma influenzato tutta l'estetica e l'arte giapponese negli ultimi secoli. Per questo, in effetti, mi sono sentito in grado di garantire l'autenticità dell'opera e la validità dei suoi riferimenti.

La stessa cosa mi capita con le meridiane. Tutti pensano automaticamente che sono un esperto di astronomia... Così questa sera sono stato invitato a parlare delle stelle, del cielo notturno e della notte di San Lorenzo...
Ovviamente uno gnomonista deve conoscere le basi dell'astronomia, in primo luogo in riferimento al sole. Deve intendersi anche di misurazioni e tracciamenti, di geometria proiettiva, di trigonometria sferica, di tecniche pittoriche e murarie, di metalli, di ponteggi, di storia dell'arte e dell'architettura, di stili, di composizione visiva, di storia della scienza e delle vicissitudini istituzionali, di motti in latino, di simboli, talora di araldica, ecc. Deve possedere un bagaglio di competenze molto eclettico. Oggigiorno, inoltre, deve essere esperto di computer e di comunicazione. E non ultimo deve avere la testa e il fisico per sostenere sforzi mentali e corporali intensi e alterni...
Comunque, anche se non sono proprio uno specialista di astronomia, anche in questo caso una cosa è vera: sono familiare con il cielo e con i suoi movimenti.
Le meridiane sono finestre sul cielo.

Le meridiane vengono richieste e si continuano a costruire ex novo ancora oggi non certo perché servono come orologi - tecnologicamente obsoleti - ma per la loro imperitura valenza simbolica. Sulle meridiane si celebra da sempre un rito silenzioso, una coniunctio oppositorum, l'unione della luce con l'ombra, del cielo con la terra, dello spazio con il tempo, che, oltre ad essere delle realtà fisiche, sono immagini primordiali che rappresentano principi archetipici contrapposti. Insieme a loro si ricongiungono nel nostro inconscio il mondo e la coscienza, la materia e lo spirito, il sentimento e l'intelletto; e qualcosa in noi si compiace di questo rito riconciliante. Le meridiane sono pacificanti, fanno star bene, fanno bene all'anima.
Le meridiane ci inducono inoltre a sollevare lo sguardo da terra, a distogliere l'attenzione dalle piccole cose che ci circondano nel quotidiano e a rivolgerci per un attimo all'universo, ai grandi ritmi del cielo, alla geometria concreta del cosmo, alle originali simmetrie della realtà.
Tutte le linee che vediamo su una meridiana non sono altro che la proiezione ribaltata di linee reali nel cielo: il meridiano principale, a sud, su cui transita il sole a mezzogiorno; i meridiani, che scandiscono le ore e forniscono un riferimento per la geografia terrestre; l'orizzonte, confine del giorno con la notte; l'equatore celeste e i tropici, che determinano le stagioni. La cosa straordinaria è che queste linee reali nel cielo sono invisibili. Eppure tutta la vita sul pianeta dipende da loro...

Le meridiane servono dunque per guardare il cielo e per orientarci, anche e soprattutto psicologicamente in un'epoca di particolare disorientamento.
E' importante sapere dove è il sud, il nord, l'est e l'ovest. Riportiamo la percezione caotica e inconsapevole di tutto ciò che ci circonda ad una rappresentazione ordinata, anche se inconscia, dell'universo. E tutte le cose trovano la loro giusta collocazione, soprattutto noi stessi: sappiamo dove siamo, qui, ora, al centro di un mandala.

Questa condizione è piuttosto naturale per la gente di montagna perché vive circondata da potenti riferimenti naturali: "adrech" e "ubai", i versanti illuminato e ombroso della valle, yin e yang; scendere a valle, come l'acqua, salire al monte, dove lo sguardo si allarga ai confini della vita sociale, l'alto e il basso; l'orizzonte cadenzato dai rilievi; la pulsazione del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni. La gente di montagna ha chiare le idee di fondo, possiede una saggezza di base. E non si può dire la stessa cosa di chi vive in una metropoli, segregato nella luce artificiale, per cui il ritmo diventa flusso, che frequenta non-luoghi, che non sa più dov'è, non sa più chi è...

Tornando al cielo e ai suoi punti cardinali, Jung ha rappresentato la coscienza umana come una croce greca in cui i 4 bracci sono 4 organi della coscienza: la percezione, il pensiero, l'intuizione e il sentimento. Queste 4 funzioni corrispondono anche a 4 campi della conoscenza: la filosofia, la scienza, l'arte e la religione. E ai 4 punti cardinali, alle 4 parti del giorno, alle 4 stagioni e ad innumerevoli altre correlazioni simboliche in tutte le culture attraverso la storia dell'uomo. La percezione e la filosofia corrispondono al sorgere della luce, al nascere della coscienza, all'est, all'alba, alla primavera; il pensiero e la scienza alla massima espansione della luce, ai "lumi" della ragione, al sud, al mezzogiorno, all'estate; l'intuizione e l'arte al ritorno verso l'oscurità, verso l'inconscio, all'ovest, al tramonto, all'autunno; il sentimento e la religione, al mistero, alla psiche profonda, al nord, alla notte, all'inverno.

Considerata l'ora e il titolo di questo evento, "LA DRAIO DELL'ESTELLO", il sentiero della stella della sera, che ci ha condotto fino qui, a Rocca Stella, alla fine del giorno, vorrei soffermarmi a parlare del crepuscolo.
L'"Estello" è il pianeta Venere. Essendo un pianeta interno nel sistema solare rispetto all'orbita della Terra, noi lo vediamo sempre in prossimità del Sole. Ovviamente non lo vediamo quando è in congiunzione (davanti o dietro al Sole), ma lo vediamo bene quando è a lato del Sole. Comunque, per vederlo, il cielo deve essere buio o quasi, per cui trovandosi sempre vicino al Sole, lo vediamo o appena prima del sorgere del Sole o appena dopo il tramonto. All'alba viene indicato come la "stella del mattino", Lucifero, portatore della luce. Il Buddha, seduto sotto l'albero della Bodhi, rivolto verso est, si è illuminato al sorgere della stella del mattino. All'imbrunire viene indicato come la "stella della sera", Vespero. In questo caso l'"Estello" è il protagonista del crepuscolo.

Come diceva Jung, il tramonto è associato all'Arte, al ritorno all'inconscio. La Scienza si occupa dei metodi, in termini razionali ed oggettivi, la Tecnica li applica e l’Arte espande questa applicazione all’ambito del non-razionale e del soggettivo, come un ponte tra la ragione e il sentimento. È il dominio dell'intuizione, che include e oltrepassa il pensiero logico. L'Arte è dunque crepuscolare per antonomasia: non è soltanto la meraviglia della bellezza, ma è anche, per chi la esercita, un destino solitario, malinconico e insidioso. Affrontare il buio, lasciare la riva sicura della luminosa razionalità per inoltrarsi attraverso il ponte dell'intuizione sulla riva dei sentimenti e del mistero fa paura a chiunque, come ai bambini. Se per molti questa sfida non occorre, per gli artisti è un'urgenza quasi fisiologica.
Inoltrarsi sul cammino dell'Arte è proprio "la draio dell'Estello". Non c'è attribuzione più adatta per questo percorso ascendente di arte nella natura, ne idioma più poetico e suggestivo del provenzale.

E dopo? Giunti alla Rocca della Stella? Un nuovo percorso può iniziare, un percorso spirituale. E' il Cammino di Compostella, il Campo della Stella, dove ancora una stella ha contrassegnato la meta di San Giacomo, San Tiago. E' il Pellegrinaggio, il Pellegrinaggio in Oriente di Hermann Hesse, la Via Franchigena, il Pellegrinaggio a Roma, il Roumiage.
L'Arte diventa Religione.
Non sarà più Vespero a orientarci nel crepuscolo, ma la Luna nella notte.

E non si è più soli, si incontrano compagni di viaggio.

..........Con gli amici,
..........seduto nella risaia davanti a casa,
..........contemplo per tutta la notte
..........una splendida luna.


..........Daigu Ryokan (1758-1831, poeta e monaco zen)


grand fau

[ 10-08-2019 ]
La draio de l'Estello
COUMBOSCURO (Italy)

land art installation
by Astrid Fremin and Lucio Maria Morra

The great beech
The cobbled pavement
The geodesic sphere
The installation
Speech about the sky