Lucio Maria Morra, Davide Dutto, Mario Cavedon, Michele Ferrara
L'ASTRONOMIA
OPEN GAME srl
[ giugno 2006 ]





PREFAZIONE

In anni recenti si è riacceso l'interesse per argomenti legati all'astronomia degli antichi, e non è mancata una rinascita di curiosità verso gli strumenti che servivano per la misura del tempo, fino all'avvento di orologi meccanici affidabili. Così, in alcune regioni sono state catalogate le meridiane esistenti su palazzi, ville o chiese; qualche comune ha arricchito la piazza principale con un orologio solare di notevoli dimensioni e qualche associazione ha iniziato a predisporre cataloghi, via via estesi a territori sempre più vasti, di meridiane di tutti i generi. Naturalmente non sono mancati i libri, tecnici o divulgativi, sull'argomento, sono stati istituiti concorsi a premio fra gli ideatori e costruttori di nuove meridiane, e Internet ha visto nascere siti di specialisti o di associazioni che trattano l'argomento.
Nei diversi capitoli di quest'opera, il lettore troverà tutti gli elementi per soddisfare la sua curiosità su questi aspetti del rinnovato interesse per la gnomonica.
Tuttavia, per riuscire a comprendere appieno il significato di questo testo, ritengo sia opportuno leggere anzitutto la biografia del suo Autore. Mi sembra cioè necessario sapere che, dopo gli studi universitari di matematica, Lucio Maria Morra si è dedicato alla pittura, e che la passione per la gnomonica è nata lentamente lui, quasi come una sintesi fra l'aspirazione artistica e l'analisi filosofica del concetto di tempo, sintesi che lo ha condotto anche alla religione-filosofia buddhista di tradizione Zen. Solo così potremo comprendere perché l'Autore affermi che oggi la gnomonica “si rinnova nella sua intatta e preziosa funzione simbolica” e ponga l'uomo in connessione con i ritmi del cosmo; affermazioni che non ci aspetteremmo certamente da un artigiano o da un arido tecnico costruttore di meridiane.
In questa sua opera Lucio Maria Morra è stato validamente assistito dal fotografo Davide Dutto, con il quale collabora da oltre vent'anni, e che ha illustrato con belle fotografie il testo. Testo che si apre con la storia delle meridiane, cioè degli strumenti o delle costruzioni che consentirono all'uomo di misurare il tempo, dapprima in modo approssimativo e soltanto per intervalli piuttosto lunghi, poi in maniera sempre più raffinata e precisa. Stonehenge misurava la durata dell'anno e i grandi obelischi servivano come gnomoni per misurare il trascorrere del tempo durante la giornata. Le clessidre venivano utilizzate per intervalli di tempo brevi e non erano molto precise; in ogni caso non avevano il fascino delle meridiane, che neppure gli orologi meccanici, per molti anni dopo la loro apparizione, riuscirono a insidiare. Soltanto da poche decine di anni gli orologi a quarzo hanno vinto la battaglia per la precisione nella misura del tempo, anche su lunghi periodi; ma qualunque miglioramento tecnico, secondo l'Autore, è sempre andato a scapito della poesia che una meridiana sa proporre. Anche i sistemi orari in uso presso i diversi popoli, con le giornate che iniziavano al tramonto (come usano ancora certe religioni), oppure all'alba, avevano un ritmo più umano, consentivano qualche riflessione, qualche meditazione sul trascorrere del tempo. E i motti filosofici che le meridiane propongono sono un ausilio offerto proprio a tali riflessioni.
In conclusione, il testo offre molte notizie sullo stato attuale della gnomonica e dei suoi cultori; ma nello stesso tempo sottolinea il concetto che l'ombra della meridiana deve farci sentire l'esistenza del Sole, e deve spingerci a dilatare il nostro pensiero fino a comprendere tutte le stelle e l'universo.

Prof. Mario Cavedon